“La Juventus è un capitolo chiuso o ci tornerei anche in prestito? Mai dire mai. Credo di aver dato il massimo a Torino, anche se l’infortunio ha interrotto il mio percorso di crescita. Motta non mi ha voluto, mi ha detto chiaro e tondo di cercarmi una squadra ed io da professionista ho accettato continuando ad allenarmi”. È un fiume in piena Federico Chiesa che, nelle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha lasciato una lunga intervista raccontando il rammarico per esser stato costretto a salutare la Juventus.
“È stato un grande dispiacere perché io tengo molto alla Juventus e pensavo di poter dare ancora tanto. Sono stato in bianconero quattro anni e mi sono sempre comportato bene, però è stata una loro scelta. Da fuori rosa mi sono potuto allenare nelle migliori condizioni, anche se mi sono mancate le amichevoli. Provo grande affetto per i tifosi bianconeri, i mesi da fuori rosa non sono stati un’umiliazione perché mi sono sempre allenato”.
E ancora: “Potevo migliorare dall’infortunio ma non mi è stata data la possibilità perché l’allenatore ha fatto un’altra scelta. Ho ancora tutte le carte in regola per ritornare ai livelli del passato e non mi sento dimenticato dal calcio italiano. Vedere la Juventus in difficoltà mi è tanto dispiaciuto, la Champions è stata raggiunta ma non può essere abbastanza: è il minimo sindacabile”.
Juventus, il guaio di Giuntoli si chiama Motta
La lunga intervista rilasciata da Chiesa narra forse il retroscena più importante che ha influito sul licenziamento di Giuntoli. L’attuale attaccante del Liverpool è solo uno dei tanti esempi di un calciomercato che si è comportato in modo ambiguo e che ha scaricato in modo affrettato giocatori che potevano, in una stagione così complessa, ritornare utili alla causa.
Il guaio di Giuntoli si chiama Motta e alcune delle scelte prese dall’ex tecnico bianconero. La colpa imputata all’ramai ex direttore sportivo è di aver lasciato troppa manovra decisionale all’italo-brasiliano che, senza riguardo, ha mandato via elementi della rosa importanti e talvolta promettenti. Un’asse ds-tecnico che non ha assolutamente funzionato.