Adrien Rabiot continua ad essere un leader anche al di fuori della Juventus: al Marsiglia infatti è diventato uno dei fondamenti della sua squadra, esperienza conquistata grazie ad un passato in bianconero e anche alla vicinanza di un tecnico come Massimiliano Allegri che lo ha accompagnato nella sua crescita ed ora diventato nuovo allenatore del Milan.
Ai microfoni di gazzetta.it, il giocatore ha sottolineato il rapporto con il tecnico livornese: “Sono stati anni fondamentali, perché se oggi posso gestire queste responsabilità lo devo al fatto di aver potuto maturare in un club come la Juve, dove ero uno dei capitani. Ho sicuramente sempre preferito dare l’esempio in campo, ma possi dire di aver imparato tanto da Ibrahimovic al PSG e da Buffon e Chiellini alla Juventus”.
Poi un excursus delle motivazioni per cui ha lasciato la Juventus: “C’era interesse nel continuare insieme. Anche Thiago Motta mi aveva chiamato, ma Giuntoli non ha fatto il necessario per convincermi a restare. Non ho avuto la sensazione che volesse costruire qualcosa di importante e vista la stagione caotica, forse avevo ragione. Già da qualche anno alla Juve non venivano fatti acquisti all’altezza e questo mi frustrava perché avevo l’impressione che in campo fossimo pochi a fare il necessario. Non volevo continuare in quelle condizioni e ho preferito rimettermi in gioco altrove”.
Juventus, Rabiot: “È stato difficile lasciare Torino, Thiago Motta ha un futuro davanti”
Poi Rabiot parla anche del progetto Juve di cui lui ha fatto parte: “Non conosco i dettagli e anche se nel calcio non c’è mai tempo e alla Juve c’è esigenza di risultato, è incomprensibile prendere un allenatore come Motta per poi mandarlo via. Dicevano che era l’anno zero e alla fine è bastato qualche risultato negativo per azzerare tutto di nuovo. Penso che Thiago Motta abbia un grande futuro davanti a sé”.
E ancora: “Ho amato giocare alla Juventus e vivere a Torino. È stata una svolta in termini di mentalità e professionalità. Ho ricevuto tantissimo affetto da tutti e ne sono riconoscente. Per questo è stato difficile lasciare una squadra dove mi sentivo importante. Portare la fascia qui non è cosa da nulla”.