Alla Juventus manca il leader, quel giocatore di esperienza capace di prendere in mano la squadra nei momenti più difficili. Nonostante i giocatori di qualità non manchino e non siano mancati, la Vecchia Signora non ha più ritrovato nei suoi uomini una figura decisiva. Quest’ultima, un piccolo pezzo di un puzzle che registra diversi limiti, ostacoli che oramai da diversi anni raccontano di una squadra che non riesce più a trovare la propria identità.
Il primo ko stagione registrato da Tudor contro il Parma, giunto inaspettatamente, ha rimescolato le carte in tavola facendo riemergere alcuni fantasmi del passato. Problematiche presenti nella Juventus da diverso tempo che la società non è riuscita a rimediare e ad intervenire correttamente. Oggi sono tutti in dubbio, a partire dalla rosa fino ovviamente al tecnico, senza tralasciare le scelte di Giuntoli e dirigenza in ottica mercato.
Forse proprio da qui la Juventus deve ripartire, dai limiti emersi nei diversi settori per ricostruire un futuro che stenta a prendere forma. Dividendo le responsabilità e ricostruendo con forte unità di intenti: è colpa di tutti, non è colpa di nessuno.
Juventus, Tudor come Motta?
Tudor come Motta? È certamente ingeneroso fare un raffronto in ambedue i casi. Nel contesto del tecnico italo-brasiliano parliamo di un tempo decisivamente più lungo rispetto al collega, mesi in cui la Juventus ha più volte cambiato pelle. Per quanto concerne invece il croato sono troppo poche le partite, in tutto 4, in cui l’ex centrocampista ha preso le redini della panchina registrando numeri inizialmente convincenti ma che dopo il ko con il Parma sono calati inevitabilmente.
Un parallelismo tra Motta e Tudor però può essere fatto relativamente a una circostanza che non coinvolge direttamente ambedue i tecnici. Infatti, in casa Juventus negli ultimi tempi il capro espiatorio è sempre stato l’allenatore: quanto accaduto anche con Allegri lo conferma. Ciò non significa che sia il brasiliano che il croato non abbiano delle responsabilità, ma è pur vero che i limiti dei bianconeri hanno radici ben più profonde, problematiche relative anche alle scelte societarie e più in generale al clima vissuto negli ultimi anni.
Mercato, le scelte di Giuntoli
Anche Giuntoli è stato spesso messo in discussione. A partire dal suo arrivo, il ds della Juventus non ha mai del tutto convinto la tifoseria, certa che alcune mosse dello stesso non siano state coerenti con lo stile Juventus. Si narra che l’addio di Allegri ed il malumore che ha accompagnato l’ultima stagione del toscano nella panchina bianconera abbia anche il volto dell’ex Napoli. Una figura senza ombra di dubbio assai carismatica che tuttavia molti credono non sia riuscita a capire le esigenze dei diversi allenatori che si sono alternati nelle ultime stagioni.
Giuntoli non è l’unico colpevole, sia chiaro. Non è lui il capro espiatorio piuttosto fa parte di un sistema che forse non ha poi colpe dirette ma semplicemente non funziona. Alcune scelte di mercato attualmente criticate sono state inizialmente paradossalmente le più acclamate. La Juventus questa stagione si è messa in gioco, portando in rosa giocatori del calibro di Kolo Muani, Nico Gonzalez e lo stesso Douglaz Luiz, ma non solo. Nomi molto corteggiati, figure di leadership che dovevano fare la differenza.
Da Vlahovic a Kolo Muani, la rosa
La rosa è tra gli elementi che maggiormente ha deluso le aspettative. Come anticipato, le scelte di Giuntoli con il senno di poi bocciate dai tifosi sono al centro di forti critiche. In particolare, a preoccupare tifosi e tecnico è l’attacco. La Juventus oramai da diverse stagioni fatica a segnare, nonostante proprio ad inizio stagione Giuntoli abbia puntato a rinforzare la squadra proprio in ottica offensiva.
Kolo Muani, Vlahovic, Weah, Conceicao, Yildiz. Sono solo alcuni dei nomi che rappresentano la rosa d’attacco della Juventus, giocatori che in parte hanno fortemente deluso. In particolare, Kolo Muani e Vlahovic finiti al patibolo. Dal francese giunto da pochi mese in terra bianconera ci si aspettava di più e l’ultima performance contro il Parma ha sancito il possibile addio al riscatto, previsto invece a inizio esperienza.
Vlahovic resta un’amara delusione. Nonostante il forte impegno, il croato non riesce ad essere decisivo specialmente nelle gare più importanti. Forse talvolta l’accanimento dei tifosi nei confronti del croato dipende proprio da questo, dalla fiducia riposta in un giocatore di grande qualità che seppur abbia dimostrato tanto impegno non riesce fino in fondo ad essere decisivo o ad avere la giusta continuità per essere leader. Essere grandi giocatori purtroppo ha un forte pegno da pagare: le aspettative. La risposta dell’addio del croato alla Juventus forse sta proprio in queste ultime righe.