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Juventus-Pafos: quando la vittoria non basta

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Si sa, il DNA della Juventus porta i chiari caratteri della vittoria. Una vittoria che deve essere raggiunta in ogni caso, a prescindere dal gioco o fattori vari. La partita di ieri sera sembra però dimostrare il contrario: quanto può andare avanti la Vecchia Signora in questo modo?

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta“: parole pronunciate tempo fa da Giampiero Boniperti, ed incise per sempre nella memoria collettiva dei tifosi della Vecchia Signora. La partita di mercoledì sera contro il Pafos, in effetti, porta alla Juventus una sola notizia positiva: i tre punti conquistati, la vittoria per l’appunto. Oltre a questa, infatti, c’è ben poco da salvare della prova contro i ciprioti. Fatta eccezione per qualche individualità, le solite da praticamente inizio stagione, il match ha regalato ben poco dal punto di vista del gioco, segno che il complicato ingranaggio che Luciano Spalletti sta oleando da qualche settimana non è ancora pronto all’utilizzo.

Un primo tempo da incubo

La prima fetta di partita è stata dominata per lunghi spezzoni dai campioni di Cipro, che sul campo della squadra più titolata d’Italia non hanno affatto sfigurato in quanto a personalità, ma non solo. I ciprioti sono infatti stati più volte vicini a segnare: a volte grazie a sfortunati rimpalli regalati dalla difesa Juventina, altre volte è servito l’intervento di Michele Di Gregorio a negare la gioia ai tanti tifosi accorsi dall’isola per sostenere la loro squadra del cuore.

Infine, soltanto grazie ad un palo colpito da Anderson Silva la Juventus è stata in grado di rientrare negli spogliatoi in una situazione di momentaneo pareggio. La porta inviolata non è stata però abbastanza per placare lo sdegno dei tifosi, già manifestatosi nel corso di tutto il primo tempo, ma esploso definitivamente al doppio fischio dell’arbitro.

Troppi errori individuali

Al di là di un gioco che ancora deve svilupparsi, e che dopo quanto visto ieri sera necessiterà di molto più tempo del previsto, a mancare alla Juve è stata la qualità della maggioranza dei suoi interpreti. Tanti, troppi gli errori dei vari Miretti, Kelly, ma anche di Zhegrova, che dopo essere tornato titolare dopo quasi un anno (l’ultimo precedente in Ligue 1 il 12 dicembre 2024 con la maglia del Lille) ha restituito una prestazione da ectoplasma. Segno che forse non è ancora pronto a superare i 30 minuti a partita.

Coinceicao, Yildiz e pochi altri

Nel secondo tempo Spalletti sostituisce Zhegrova con Coinceicao e la Juventus cambia faccia. Prima il gol da attaccante vero di McKennie: destro secco sotto la traversa dopo l’incursione verso il centro di Cambiaso. Poi la rete del vero attaccante, Jonathan David, che dopo il clamoroso errore sotto porta nel finale del primo tempo trova la rete su assist di un generoso Kenan Yildiz. E proprio il turco merita un capitolo a sé: secondo Man of the Match di fila in Champions League, ma più in generale l’ultima delle prestazioni sempre più convincenti del numero 10, ormai punto centrale del progetto juventino.

Anche Chico Coinceicao è sembrato tra i più in partita dei suoi. Seppur senza bonus procurati, il portoghese ha contribuito alla vittoria dei suoi grazie alle solite fiammate sulla fascia, condite da dribbling che in molti casi hanno mandato in confusione i difensori ciprioti ed in visibilio i tifosi di casa, sempre più invaghiti del talento figlio d’arte.

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