C’era un tempo, nemmeno tanto lontano, in cui la Juventus dominava incontrastata in Italia ed era ai vertici del calcio europeo. Le due finali di Champions League hanno segnato l’apice di un ciclo storico, nonostante le sconfitte contro Barcellona e Real Madrid. Ora di quella squadra e di quella serie incredibile di successi rimane solo il ricordo.
Si sa, nello sport, così come nella vita, tutto ha un inizio e una fine. Nessuno, però, si aspettava che il declino sarebbe stato tanto veloce quanto doloroso. Il club bianconero sta attraversando una fase di lento e progressivo ridimensionamento. La Juventus non è più quella realtà capace di permettersi acquisti di rilievo come Higuaín, Pjanić, Dybala, Tévez e, non da ultimo, Cristiano Ronaldo.
Oggi i bianconeri devono fare i conti con una nuova realtà: non sono più protagonisti del calcio italiano. La qualificazione alla Champions League è diventata un obiettivo difficile da raggiungere e da anni i tifosi non vedono un gioco brillante.
I problemi sul campo riflettono quanto accaduto a livello dirigenziale. Dopo lo scandalo legato alle plusvalenze fittizie e al falso in bilancio, con conseguente penalizzazione di 15 punti, il club non si è più ripreso. Le dimissioni di Agnelli, Nedved e Paratici hanno destabilizzato l’ambiente, compromettendo anche la serenità dello spogliatoio.
Ad oggi, la Juventus non rappresenta più una destinazione ambita. I rifiuti, soprattutto negli ultimi giorni, sono stati numerosi. Sia Gasperini che Conte, due candidati per il post-Tudor, hanno preferito altre piazze, probabilmente poco convinti dalla proposta ricevuta e dal progetto dei bianconeri.
La fine del ciclo e la lenta caduta della Vecchia Signora
I nove scudetti consecutivi hanno rappresentato il punto più alto della storia recente del club. Un dominio così duraturo non si era mai visto in Italia. Ora, però, quel periodo è terminato e la Vecchia Signora affronta una caduta lenta e dolorosa. Una dirigenza poco presente, una squadra priva d’identità e trofei che tardano ad arrivare: è questo ciò che percepiscono i sostenitori. In questa stagione, in particolare, molti si sono sentiti traditi da una realtà che non è mai stata realmente competitiva, né sul campo né nelle sedi istituzionali. In alcuni casi, i tifosi, delusi, hanno abbandonato lo stadio prima del fischio finale, lasciando squadra, tecnico e dirigenza da soli davanti al fallimento.
Tutto ha avuto inizio il 26 novembre 2021, quando la società è finita nel registro degli indagati per presunte irregolarità contabili. L’inchiesta si è conclusa con una penalizzazione di -15 punti in classifica. Da quel momento, nulla è più stato come prima. La dirigenza, composta da Agnelli, Nedved e Paratici, che aveva ottenuto risultati importanti sia sul piano sportivo che amministrativo, ha rassegnato le dimissioni. Al loro posto sono arrivati Gianluca Ferrero e Maurizio Scanavino, senza riuscire a replicare i successi precedenti.
Giuntoli, arrivato come direttore sportivo nella stagione 2023-2024, avrebbe dovuto garantire il salto di qualità dal punto di vista delle operazioni di mercato, ma ciò non è avvenuto. Il fallimento del progetto Thiago Motta e il conseguente ingaggio di Tudor hanno spinto John Elkann a intervenire direttamente, sollevando l’ex dirigente del Napoli dall’incarico per non aver raggiunto gli obiettivi sul mercato.
Al di là delle questioni societarie e della crisi della Juventus sul terreno di gioco, ciò che manca nei giocatori è il dna della Vecchia Signora. Nelle ultime stagioni ai giocatori bianconeri mancava la voglia di lottare su ogni pallone, la voglia di vincere e la grinta che la Juventus ha mostrato da sempre nel corso della sua storia.
I no che fanno male… la Juventus non ha più progetto e appeal
I numerosi no ricevuti sul mercato fanno male e pongono una domanda importante: perché la Juventus ha perso il fascino che l’ha contraddistinta per anni? Le cause principali sembrano risiedere nella situazione dirigenziale. Il club bianconero non è più influente, né sul campo né nei palazzi del potere, dove oggi prevalgono Inter e Napoli.
Anche dal punto di vista finanziario, il periodo recente è stato complesso. Come riportato da ilnapolista.it secondo la classifica di Football Benchmark, la Juventus ha subito un netto calo di valore. Dieci anni fa superava le due milanesi sommate, oggi si trova dietro sia ai nerazzurri che ai rossoneri.
Conte e Gasperini sono solo gli ultimi nomi di questa lista. Nonostante le rassicurazioni che sarebbero arrivate dai vertici bianconeri, unite a una proposta economica sostanziosa, hanno preferito optare per altre piazze. Questo evidenzia l’assenza di un progetto solido. Da tempo si tenta di rilanciare l’ambiente, ma i risultati non migliorano. Il club, che ha fatto del motto “Vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta” la propria identità, non può puntare solamente al quarto posto e alla qualificazione in Champions League.
Anche i calciatori, come nel caso di Osimhen, che ha rifiutato l’offerta ricevuta, sembrano sempre meno attratti dal vestire la maglia bianconera. La causa è la discontinuità nelle prestazioni e l’assenza di una visione stabile e competitiva.
Il ritorno di Massimiliano Allegri avrebbe dovuto riportare trofei, ma a parte una Coppa Italia, i risultati non sono arrivati. Thiago Motta, ingaggiato per unire bel gioco e vittorie, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. I rapporti tesi con l’ambiente lo hanno portato all’esonero. Tudor ha concluso la stagione positivamente, ma la sola qualificazione in Champions League non può bastare.
Le campagne acquisti, in particolare l’ultima, non hanno fornito elementi determinanti. I nuovi arrivi non hanno lasciato il segno. Il fatto di lottare fino all’ultima giornata per un posto in Champions potrebbe aver allontanato giocatori di alto profilo, orientati verso realtà più stabili.
Dopo i tanti milioni spesi per donare all’ex tecnico Thiago Motta una squadra all’altezza del suo gioco, una nuova rivoluzione nel mercato in arrivo è quasi impossibile. Si spenderà poco e dove serve. I giocatori che arriveranno dovranno esser in grado di adattarsi alle esigenze del nuovo allenatore e a sposare sin da subito il dna della Juventus.
Juventus come l’araba fenice: la rinascita riparte da Elkann
La prossima stagione dovrà segnare l’inizio di una nuova fase. Il club ha dimostrato in passato di sapersi risollevare come l’araba fenice. La Vecchia Signora dovrà ancora una volta rialzarsi. La sfida sarà ardua, ma anche dopo Calciopoli la ricostruzione non fu semplice. Quegli anni difficili, conclusi con il triplete dell’Inter, furono seguiti da una rinascita e dall’inizio di quella serie magica di trionfi.
Per risorgere, servirà un piano concreto, stabilità nella guida tecnica e le giuste decisioni da parte della dirigenza. John Elkann ha già annunciato la volontà di assumersi la responsabilità del rilancio. La ripartenza dipenderà anche dalle sue mosse. In dirigenza nessuno ha la certezza della conferma. È così che arriva Comolli come nuovo direttore generale. Il nuovo arrivato avrà subito un compito importante. É lui che sarà chiamato a scegliere il prossimo allenatore.
L’importante sarà non sbagliare ancora. Il club deve tornare a vincere, perché a Torino, sponda bianconera, è l’unica cosa che conta.