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Juventus, cosa non ha funzionato nella sconfitta di Napoli

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Dopo un più di un mese sulla panchina della Juventus, Luciano Spalletti inciampa per la prima volta. In un campo nel quale la vittoria manca dal 2019, la Vecchia Signora è sembrata molle e priva di carattere: antitesi dei valori rappresentati dalla maglia bianconera

Al ritorno dalla trasferta dal capoluogo campano, sono tanti i dubbi e le incertezze che circondano chiunque nell’ambiente Juve: dai giocatori allo staff tecnico, passando per la società. In una partita che, fosse stata presa con ben altro spirito, avrebbe portato ad un consistente riavvicinamento alle zone alte della classifica, la Juventus ha dimostrato per l’ennesima volta di non essere all’altezza della sua storia.

Dalle difficoltà tecniche a quelle mentali

È ormai assodato che la pochezza tecnica della stragrande maggioranza della rosa bianconera sia un fattore non da poco, soprattutto vista dalla prospettiva di Luciano Spalletti. Il tecnico ha infatti da sempre strutturato le sue squadre, e di conseguenza i suoi sistemi di gioco, partendo dalle grandi qualità degli interpreti, come successo nelle due esperienze capitoline e proprio a Napoli. L’organico di cui invece dispone momentaneamente non è lontanamente accettabile per gli standard di Spalletti e della Juve, e serviranno degli investimenti importanti affinché il progetto possa decollare. Investimenti ponderati e basati non su algoritmi, che finora hanno solo fatto spendere milioni su milioni senza grandi risultati.

Sul piano mentale il discorso è simile: chi, all’interno dell’attuale spogliatoio, può fare la voce grossa in un momento di difficoltà? L’assenza di un vero leader è una questione che si ripresenta in modo sistematico da almeno un paio d’anni, e puntualmente non si trova una risposta. L’unico che in questo momento può vantare un’esperienza ed una personalità tale da rivestire questa carica è proprio l’allenatore, che dovrà essere in grado di passare ai tanti giovani promettenti ma non ancora realizzati

Una sostituzione curiosa

Dalla serata di Napoli però nemmeno il tecnico di Certaldo esce assolto. Due le scelte che tanti recriminano a Spalletti: non aver puntato su un attacco più convenzionale e la sostituzione dell’unica luce nel buio generale del “Maradona”, Kenan Yildiz. Se per la prima si può obiettare che Spalletti non abbia voluto lasciare un riferimento davanti come Jonathan David o Lois Openda (anche se forse la squadra di Antonio Conte non si confaceva ad essere sede per esperimenti di questo tipo), la seconda resta quantomeno curiosa. Oltre al gol del momentaneo pareggio della Juve, il turco era sotto tutti i punti di vista il migliore dei suoi, tant’è che la scelta è stata punita un paio di minuti dopo il cambio con la doppietta di Hojlund.

Ai microfoni di DAZN Spalletti ha “giustificato” la scelta, sostenendo che il giocatore entrato al suo posto (Openda) fosse costato 50 milioni, perché dunque non farlo giocare? Disposizioni dall’alto o convinzione propria dell’allenatore, che potrebbe ancora credere fortemente nel belga? Nulla ci è dato sapere per certo, fatto sta che oltre a Yildiz c’erano altri nove giocatori di movimento in campo, ognuno dei quali più meritevole di una sostituzione rispetto al numero 10.

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