Zhegrova alla Juve, il paragone con Douglas Costa divide i tifosi

Dribbling, estro e il numero 11 sulle spalle: il kosovaro ricorda il brasiliano, ma resta l’incognita della continuità. Tra similitudini e differenze, ecco perché il confronto è inevitabile.

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Arrivato a Torino nelle ultime ore di mercato, Edon Zhegrova si è presentato come quei giocatori che, nel giro di pochi minuti, catturano lo sguardo. Mancino elegante, dribbling imprevedibile, coraggio nelle giocate: gli ingredienti ci sono tutti per far sognare i tifosi della Juventus. Ma c’è anche un lato nascosto che richiama alla memoria un nome che ancora oggi evoca emozioni contrastanti. Perché ogni volta che il kosovaro entra in campo, inevitabile riaffiora il paragone con Douglas Costa, il talento brasiliano che a Torino alternò lampi di genio a interminabili periodi in infermeria.

Zhegrova ha già convinto quando chiamato a partita in corso, spaccando le difese con il suo passo rapido e con quella sicurezza che non appartiene a tutti. Eppure le incognite fisiche ne frenano l’ascesa: una pubalgia lunga da smaltire e un rendimento che, almeno per ora, Tudor ha preferito gestire con prudenza. Proprio come accadde anni fa con Douglas Costa, capace di regalare magie da applausi e allo stesso tempo di perdersi nei corridoi della Continassa a causa di infortuni ricorrenti.

Zhegrova e Douglas Costa, tra luci e ombre

Le coincidenze non si fermano alla scelta del numero 11, maglia che entrambi hanno voluto indossare come marchio di fabbrica. Douglas “Flash” Costa arrivò dal Bayern come colpo da copertina, Zhegrova ha fatto il suo ingresso in modo più silenzioso ma con una presentazione social che richiamava saette e lampi: lo stesso linguaggio, la stessa promessa di velocità e spettacolo.

Sul campo, le affinità sono evidenti. Entrambi amano puntare l’uomo sulla destra, creano costantemente superiorità e sanno accendere una partita con una singola giocata. La Juve di oggi, come quella di allora, cerca in Zhegrova un riferimento creativo nei momenti in cui la manovra si blocca. Non è un caso che i compagni abbiano già imparato ad affidarsi al suo istinto, come accadeva con Douglas Costa, uno dei pochi capaci di alzare da solo il livello del gioco.

Ma come il brasiliano, anche Zhegrova convive con il sospetto della fragilità. Douglas Costa restò fermo oltre 300 giorni in tre stagioni, saltando quasi cinquanta partite. Il kosovaro, arrivato dopo un lungo stop, deve ora dimostrare che il suo fisico è pronto per il ritmo della Serie A e delle coppe. Tudor e il suo staff stanno dosando con attenzione il suo minutaggio, consapevoli che il talento non basta senza una condizione solida.

Contesti diversi, stessa speranza

La differenza più grande sta nello scenario. Douglas Costa entrò in una Juventus che aveva Buffon, Ronaldo, Dybala e Chiellini: una squadra da Champions, costruita per dominare. Zhegrova si inserisce in un club che sta ricostruendo la propria identità, pieno di giovani come Yildiz, Conceicao e Adzic, e con ambizioni ridimensionate rispetto al passato recente.

Eppure, proprio per questo, il suo ruolo può diventare ancora più importante. In una Juve meno piena di stelle ma affamata di riscatto, un calciatore capace di inventare dal nulla diventa un bene prezioso. Se riuscirà a trovare continuità, Zhegrova non sarà soltanto un “nuovo Douglas Costa”: potrà essere l’uomo simbolo della rinascita bianconera.

Il tempo, come sempre, sarà il giudice. Per ora resta il fascino del paragone e la speranza che, a differenza del brasiliano, il kosovaro riesca a unire estro e costanza. Perché i tifosi bianconeri non chiedono solo lampi: vogliono una luce che resti accesa.

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