Ricordando Gae. 36 anni fa moriva Gaetano Scirea

Si celebra oggi il trentaseiesimo anniversario della morte di Gaetano Scirea. Calciatore ma soprattutto uomo amato da chiunque ami questo sport. Il suo ricordo non cesserà mai di bussare nei cuori bianconeri, a lui ancora così tanto affezionati.

4 min di lettura

L’espressione arcigna, la maglia bianconera con la grande scritta Ariston stampata in maiuscolo, la reputazione di difensore gentiluomo. Questo è solo parte del ricordo di tutto il popolo juventino e non solo quando si parla del loro ex capitano. A distanza di 36 anni dalla sua morte, il ricordo di Gaetano Scirea rimane vivido nei cuori degli appassionati della Vecchia Signora, i quali mai dimenticheranno la sera del3 settembre 1989, quando l’annuncio della tragedia fu dato da Sandro Ciotti alla Domenica Sportiva

La tragedia di Babsk

 “È morto Gaetano Scirea in un incidente stradale avvenuto in Polonia dove si era recato per seguire la squadra che sarà la prossima avversaria della sua Juventus in Coppa”. Queste le parole del giornalista che vennero usate per dar notizia della tragedia. E solo di tragedia si può infatti parlare per descrivere quanto accaduto a quello che in quel momento era diventato il vice allenatore della Juventus. Recatosi infatti in Polonia per seguire la squadra che avrebbe affrontato i giocatori bianconeri in Coppa UEFA, il Gornik Zabrze, la macchina su cui viaggiava Scirea si schiantò contro un furgone agricolo. Nell’incendio, dovuto alle taniche di benzina posizionate nel bagagliaio dell’auto, perse la vita, oltre a Gae, anche un interprete che viaggiava con lui.

Leggenda bianconera e azzura

Tante, troppe le considerazioni (tutte positive) che potrebbero essere fatte su questo giocatore. Insieme ai compagni di campo e di vita Gentile, Cabrini e Zoff, Scirea ha contribuito a scrivere pagine indelebili della storia della Juventus e della Nazionale italiana. Arrivato alla Juve nel 1974 dopo l’esperienza all’Atalanta, vi restò fino a fine carriera nel 1988, diventandone tra l’altro capitano nel 1983. E proprio da capitano alzò la prima Champions League della sua squadra, seppur in seguito alla tragedia dell’Heysel di Bruxelles. Oltre alla “coppa dalle grande orecchie”, Scirea alzò ben sette scudetti con la sua maglia a strisce bianconere, incidendo nella storia il record di 552 presenze, a lungo rimasto tale.

Esempio nel campo come nella vita, Scirea è inoltre ricordato come uno dei pochissimi del suo ruolo a non avere mai ricevuto un solo cartellino rosso in carriera, incrementandone il mito di campione assoluto. Indimenticabile anche la sua esperienza in nazionale, dove partecipò alla leggendaria spedizione spagnola del 1982, culminata con la vittoria della terza Coppa del Mondo conquistata dall’Italia.

Rimane quindi ogni anno una triste ricorrenza quella del 3 settembre. Non solo per il ricordo del calciatore, ma anche e soprattutto dell’uomo e dei valori da esso trasmessi. La fedeltà alla maglia, il riconoscimento dei propri doveri nei confronti della società di cui si è dipendenti, l’esempio per migliaia di appassionati di questo sport. Ed è forse proprio la mancanza di tali valori sociali e sportivi nei nostri giorni che rende questo anniversario al tempo stesso sconfortante e pieno di speranza. La speranza proprio di vedere finalmente le virtù messe in campo da Gaetano Scirea espresse da una nuova generazione di calciatori e uomini, con il pensiero alla sua stella, che brilla luminosa proprio fuori l’Allianz Stadium, e che per sempre sarà la sua casa.

Nessun commento
- Pubblicità -