Verso Real Madrid-Juventus, Tudor chiamato a una reazione: il progetto rischia di finire

Difficoltà nell'ambiente bianconero. Il progetto Tudor non sembra voler decollare e, anzi, sembra prossimo all'atterraggio. Scopri nell'articolo cosa manca a questa Juventus per tornare grande

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Ne La Divina Commedia Dante fa un viaggio partendo dall’inferno, passando per il purgatorio e arrivando in Paradiso. La Juventus è da anni come il sommo poeta, ma si trova ancora in quel limbo tra Inferno e Paradiso, dal quale è difficile uscirne. La visione celestiale è ancora tanto lontana. Tante sono state le guide che hanno provato a prendere per mano i bianconeri e a condurli verso nuovi successi, senza riuscirci. Igor Tudor, in questo momento, è l’ultimo di questa lista, iniziata dopo il primo addio di Massimiliano Allegri, fino ad arrivare a Thiago Motta.

Anche Igor Tudor sembrerebbe esser caduto in una trappola che da tempo affligge gli allenatori bianconeri. I tecnici bianconeri iniziano bene e poi pian piano iniziano a perder terreno, sia sotto il punto di vista dei risultati che del gioco. Ed ecco allora che oggi, contro il Como, si è arrivati al potenziale tracollo di un progetto che, forse, non è mai iniziato.

Il tecnico croato è arrivato sulla panchina della Juventus il 23 marzo scorso, al posto di Thiago Motta. L’allenatore italo-brasiliano, sul quale aveva fortemente puntato l’ex DS Giuntoli, non ha lasciato il segno, seppur avesse iniziato bene. Thiago Motta aveva pagato una serie lunghissima di risultati non soddisfacenti e un rapporto con squadra, tifo e società ormai arrivato ai ferri corti. Giuntoli decise di chiamare Tudor, ritenuto un simbolo di juventinità, per ricompattare l’ambiente. In quel preciso momento era, forse, l’unico allenatore possibile. Le risorse economiche scarseggiavano e in dirigenza si riteneva fosse il profilo giusto. La Champions, raggiunta con sofferenza all’ultima giornata, grazie al rigore trasformato da Locatelli, ha rappresentato il primo tassello che ha fatto capire che forse si poteva continuare con il croato.

Su Tudor è stato poi costruito un progetto, con conseguente rinnovo del contratto fino al 2027, con un ingaggio da 2 milioni di euro. La verità però è che Tudor non è un allenatore su cui costruire, ma solamente una via di uscita dopo un periodo buio vissuto con Thiago Motta. Forse però ora il progetto è definitivamente finito.

La partita con il Real Madrid di mercoledì in Champions League può significare tanto. Tudor è chiamato a una reazione d’orgoglio, dal punto di vista del gioco e dei risultati. Perdere potrebbe significare accantonare definitivamente questo progetto e cercare una nuova guida tecnica per finire questa stagione e ricostruire da capo in vista del prossimo anno.

Tudor, allenatore della Juventus
Tudor, allenatore della Juventus

Juventus senza gioco, idee e identità: Tudor non riesce a mettere il suo marchio

Per giocare a calcio non serve solo la grinta o la juventinità: bisogna avere un gioco, delle idee e anche una identità. La Juventus di Tudor non ha tutto ciò, come non lo avevano quelle prima. Il bel gioco manca, nella Torino bianconera, dalla prima Juventus di Allegri. Quella Juventus ha rappresentato forse l’apice di un percorso voluto fortemente dall’ex presidente Andrea Agnelli, dove è mancata solo la vittoria della Champions League, avvicinata per ben 2 volte, nel 2015 contro il Barcellona e due anni dopo contro il Real Madrid.

Quella Juventus non aveva paura di nessuno, al contrario di oggi. Negli ultimi anni si sta vivendo una controtendenza. Le altre squadre non hanno più paura di affrontare i bianconeri. La Vecchia signora non incute più paura a nessuno. Tudor non è riuscito ad incidere il suo marchio nei giocatori. Il tecnico croato, ed ex giocatore proprio dei bianconeri, non ha fatto salire di livello i suoi giocatori. Nel periodo che ha visto sedere sulla panchina bianconera Thiago Motta e Tudor, molti giocatori si sono involuti, non continuando il percorso di crescita che ci si aspettava. Koopmeiners è un lontano parente di quello che si è visto all’Atalanta. Tanti giocatori, acquistati nel corso delle varie sessioni di mercato, non hanno reso, lasciando la Juventus dopo pochi mesi.

Uno dei pochi meriti che si può attribuire a Tudor è stato quello di aver fatto sbocciare ancora di più il talento di Yildiz. Il turco è diventato un giocatore di livello assoluto, incidendo non solo in Serie A, ma anche in Champions League e con la maglia della sua nazionale. Si può aggiungere anche che il tecnico croato non ha avuto paura a lanciare Adzic, dal quale è stato ripagato con un grandissimo gol vittoria contro l’Inter.

Il gioco e le idee stentano ad arrivare. La Juventus di Tudor si affida per lo più alle invenzioni dei singoli. Ma il calcio non è il tennis, dove se sei un fenomeno vinci contro tutti. Nel calcio puoi avere anche 11 fenomeni, ma ciò che conta è l’unione, l’alchimia, il gruppo. Bisogna essere un unico corpo che marcia verso un unico obiettivo: la vittoria.

Il gioco bianconero ormai è prevedibile, palla ai fantasisti Yildiz e Conceicao e si spera. Ma non sempre finisce bene. Nelle ultime partite la Juventus ha pareggiato 7 volte – 5 in serie A e 2 in Champions – e perso quella di oggi contro il Como. Agli attaccanti, che erano ritenuti il problema della Juventus, specialmente Vlahovic, non arrivano palloni giocabili. Alle volte si può avere fortuna, ma alla lunga anch’essa svanisce. Non c’è stata una impronta di gioco evidente, ad eccezione di un pressing più aggressivo. Sicuramente i giocatori che ha a disposizione non aiutano, ma ora non si possono più trovare alibi.

Gli infortuni e le problematiche societarie non sono più scuse: serve uno scossone immediato

Tudor dalla sua può dire di aver vissuto un periodo difficile, con tanti infortuni in retroguardia e aver vissuto con ansia i vari cambiamenti nell’assetto societario, soprattuto con l’allontanamento di Giuntoli e l’arrivo di Comolli, impegnato più a vendere che ad acquistare per riparare agli errori dell’ex DS. Ora però non è più il tempo delle scuse. Avere Bremer in difesa avrebbe sicuramente dato più sicurezza e anche tranquillità, ma il calcio è fatto anche di situazioni negative, dalle quali si deve reagire e ripartire.

La Juventus sembra però non saper ripartire. Serve uno scossone immediato, non si può stare a guardare ancora e non si può ancora sperare in una invenzione di un singolo. La partita con il Real Madrid potrebbe avere il sentore di un’ultima spiaggia. Tudor è chiamato a vincere e convincere per rimanere saldo sulla sua poltrona all’interno della panchina dello Stadium.

La partita sarà dura e fare l’impresa al Bernabeu non sarà facile. Nulla però è scontato, sia nel calcio che nella vita. I galacticos sono forti, hanno giocatori stellari. Nel tempio del Real Madrid 90 minuti sono lunghissimi. I bianconeri però, come dice il motto della Juventus, vogliono lottare, fino alla fine, per risalire. Ora però non c’è più tempo di fare calcoli. Tudor deve vincere per salvare la Juventus e salvare se stesso.

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