In una lunga intervista a Vivo Azzurro, Manuel Locatelli si è raccontato a 360°, a partire dalla sua infanzia fino ad arrivare ai sogni con la Juventus: “Quando ero ragazzino facevo l’animatore all’oratorio e ricordo che avevo dei bei rapporti con i bimbi. Mi divertivo a giocare con loro e a insegnargli delle cose. Mi vedevano come una figura abbastanza importante perché giocavo già al Milan nel settore giovanile. Galbiate per me è la mia adolescenza, ricordo tantissime volte quando andavo all’oratorio con i miei amici o con mio fratello e mio padre a giocare a calcio”.
Il centrocampista bianconero ha continuato: “Quando torno porto mio figlio a casa dei miei genitori perché vivono ancora li. Si respira un’aria diversa, di casa. Cerco di staccare, poi è chiaro che devo fare il tour dei parenti che devo andare a trovare. Sono fortunato ad essere cresciuto in una realtà così perché ero tranquillo, i miei mi lasciavano fare le cose con calma, poi ci conoscevamo tutti. Credo che per un ragazzino sia importante avere l’opportunità di uscire, stare tranquillo e potersi divertire con gli amici storici”.
Riguardo il sogno di diventare calciatore: “Mio padre è stato il mio primo allenatore, mentre con mio fratello coltivavo questo sogno sin da piccolino. Anche mia sorella ci teneva, con mia mamma facevano le partite, facevamo due contro due e rosicavo perché dicevo che quanto tiravano gli altri mia madre non parava. Erano le mie fisse. È un sogno che abbiamo coltivato insieme, tutti, sono stati sempre dalla mia parte. La fortuna più importante che ho avuto è che non mi hanno mai messo pressione”.
Locatelli: “La fascia da capitano credo sia un po’ naturale”
Locatelli ha parlato della juventinità della famiglia: “La cosa di cui vado più orgoglioso è che tutta la mia famiglia è juventina. Ora sono alla Juve e sono diventato capitano. Questa credo che sia la più grande soddisfazione, poi è chiaro che non mi voglio fermare e voglio sempre migliorarmi. Però vedere il nostro cognomi e il loro figlio giocare con la fascia di capitano credo che sia un sogno realizzato anche per loro. La fascia? Credo sia una cosa un po’ naturale, il mio carattere mi aiuta ad avere questo tipo di leadership anche se non mi piace definirmi da solo, credo che siano gli altri a doverlo fare. Sicuramente è un ruolo di responsabilità che mi prendo. Ho avuto capitani importanti, come Magnanelli al Sassuolo, Giorgio e Leo alla Juve che hanno dei caratteri molto differenti tra loro”.
Sul primo gol in Serie A proprio contro la Juventus: “Il giorno che ho fatto gol a Buffon mi ha cambiato la vita. Credo sia stato un bene, è stata una rete incredibile in una partita incredibile. Ma è stato anche un male perché si sono create delle aspettative enormi che non ero in grado di gestire. Pensavo anche io di essere quel giocatore già pronto, ma non lo ero. Ci si aspettava tanto da me, ma non ero pronto a fare quel salto li. Al Milan devo essere grato, ma il passaggio al Sassuolo è stato fondamentale. Sono cambiato tanto anche come persone. Al Milan ero sempre il ragazzino della Primavera che era salito, che aveva fatto gol a Buffon ma poi si era un po’ spento. Quindi sono dovuto andar fuori con un allenatore che mi ha cambiato la vita che è De Zerbi. La mia fortuna e forza è stato il coraggio di andare via dal Milan e andare al Sassuolo”.
Il classe ’98 è poi tornato sulla vittoria dell’Europeo nel 2021: “Credo sia una delle parti più belle della mia carriera e credo sarà sempre così. Quando vinci qualcosa con la Nazionale è indescrivibile e assume ancora più significato con il passare degli anni. Magari a 23 anni non mi rendevo nemmeno conto di quello che avevamo fatto, mentre ora so che è stato qualcosa di incredibile. Mi ha cambiato perché sono stato fortunato a vincerlo così presto e dal punto di vista calcistico dopo sono andato alla Juve. La mia carriera si è alzata di livello. Mi vengono in mente due immagini: il mio primo gol, quando corro, non capisco niente e faccio la dedica a mia moglie. E poi l’abbraccio con Chiellini dopo aver sbagliato il rigore”.
Locatelli: “Sogno qualche trofeo con la Juventus”
Locatelli ha raccontato proprio quei momenti: “Lui è lì, mi tiene e mi dice: ‘Manu stai tranquillo, vinciamo’. Quella è un’immagine da brividi, è difficile da trasmettere quello che abbiamo provato io e lui. Piangevo e non riuscivo nemmeno a guardare chi tirava il calcio di rigore. Sono emozioni che faccio fatica a spiegare, sono momenti epici, così come a vittoria quando Gigione para. Momenti incredibili. Mondiale? È sicuramente un obiettivo che abbiamo. C’ero nella precedente situazione e credo che è quello che ci ha ammazzato, bisogno anche essere onesti tra di noi. Non deve essere vista come un’ossessione, nel senso che bisogna fare le cose con calma, tranquilli, decisi, determinati, facendo un passo alla volta e senza fare troppi calcoli”.
Conclusione dedicata invece ai prossimi sogni a livello calcistico e non solo: “Sicuramente alzare qualche trofeo con la Juventus, cercare di giocare il Mondiale e magari poter vincere ancora qualcosa con la Nazionale. Obiettivi personali? Essere un buon padre, un esempio per mio figlio. Essere un buon marito, a settembre nasce il nostro secondo figlio e quando vado a casa sono spensierato. Riesco a parlare di altro, la casa deve essere un rifugio, questa parte per me è fondamentale”.