Juventus, a 40 anni dalla tragedia Heysel: una ferita ancora aperta

Sono trascorsi 40 anni dalla tragica serata all'Heysel in cui persero la vita 39 persone e 600 feriti: la Juventus porta avanti il ricordo indelebile e la memoria condivisa di chi si è trovato vittima di una tragedia senza logica

3 min di lettura

Era il 29 maggio del 1985: una data indimenticabile. Sono trascorsi 40 anni dalla tragica serata all’Heysel in cui persero la vita 39 persone, e 600 feriti, a seguito degli scontri iniziati sugli spalti e proseguiti poi nel corso della serata. Una ferita ancora aperta, difficile da rimarginare e che viene ricordata dal sito ufficiale della Juventus. Un appuntamento in cui l’orrore prese il sopravvento all’importante evento sportivo della finale di Coppa dei Campioni tra i bianconeri ed il Liverpool.

Un dramma in cui è necessario mantenere la memoria, l’unico modo per evitare che possa replicarsi una tragedia del genere, momenti di terrore e sconcerto che una manifestazione sportiva non dovrebbe mai registrare. Proprio per questo, a 40 anni dal triste epilogo la Juventus porta avanti il ricordo indelebile e la memoria condivisa di chi si è trovato vittima di una tragedia senza logica: una festa trasformata in incubo.

Eppure, Liverpool-Juventus si giocò: la UEFA temendo ulteriori conseguenze in termini di ordine pubblico mandò in campo le due squadre con i giocatori ignari o quasi di quello che era realmente successo. Una scelta criticata ma che servì a salvaguardare ulteriormente la situazione di emergenza. Lo stadio di Bruxelles, vecchio e con evidenze carenze strutturali, rappresentò il preludio ad un disastro purtroppo inevitabile.

Juventus, Boniek: “C’è il prima e il dopo Heysel”

C’è il prima e il dopo Heysel assolutamente, non c’è paragone. Il mondo della sicurezza degli stadi è cambiato ma purtroppo noi aspettiamo le tragedie per cambiare. Avevamo capito che stava succedendo qualcosa perché abbiamo aperto una porta che dava sul campo e c’erano molti tifosi e non riuscivamo a capire perché”. È questo il ricordo di Zbigniew Boniek, presente all’Heysen nel ruolo di giocatore della Juventus.

“All’epoca vivevamo in un altro mondo, senza internet, senza social media, perché altrimenti quella partita non si sarebbe mai giocata, perché era assurdo giocarla. Hanno deciso di non sospenderla per calmare la gente, per portare i soldati, per garantire la sicurezza a tutti. Secondo me ci sono delle responsabilità gravissime”, conclude Boniek.

Nessun commento
- Pubblicità -