Il mancato approdo di Randal Kolo Muani alla Juventus è stato uno dei colpi di scena più inattesi dell’ultima sessione di calciomercato. Il talentuoso attaccante francese sembrava destinato a vestire il bianconero, ma all’ultimo momento l’affare è saltato, lasciando i tifosi con l’amaro in bocca. Secondo quanto rivelato da L’Équipe, il motivo di questo clamoroso dietrofront non sarebbe stato economico, bensì un inaspettato retroscena legato al comportamento della dirigenza bianconera. A far saltare il banco, infatti, sarebbe stato il modo di agire del nuovo direttore generale della Juventus, Damien Comolli.
La svolta imprevista che ha fatto saltare il trasferimento
Inizialmente, l’offerta della Juventus per Kolo Muani era considerata solida e convincente. Si parlava di un prestito oneroso da 30 milioni di euro, con bonus legati alla qualificazione in Champions League, una formula che avrebbe permesso ai bianconeri di rinforzare l’attacco senza compromettere i conti societari. Tutto sembrava procedere per il meglio, ma secondo la testata francese, all’ultimo momento Comolli avrebbe cambiato i termini dell’accordo. Questa mossa, percepita come una mancanza di trasparenza, non sarebbe stata affatto gradita dal Paris Saint-Germain e, in particolare, dal presidente Nasser Al-Khelaïfi, un rapporto che rischia di compromettere le future relazioni tra i due club.
La Juventus aveva individuato in Kolo Muani il profilo ideale per l’attacco: un giocatore veloce, forte fisicamente e abile nel gioco in profondità, in grado di alternarsi con Dusan Vlahovic e Jonathan David. Le continue complicazioni nella trattativa, però, hanno permesso al Tottenham di inserirsi e chiudere l’operazione. Alla fine, la Juventus ha comunque trovato il suo attaccante, portando a Torino Loïs Openda dal Lipsia. L’affare Kolo Muani rimane, però, l’esempio di come anche le trattative più promettenti possano saltare per questioni di principio e di rapporti tra le società.