C’è un filo che lega passato e presente, e che alla Continassa è impossibile ignorare. Khephren Thuram lo sente addosso ogni giorno. Nell’intervista rilasciata a DAZN, il centrocampista bianconero si è raccontato senza filtri, parlando di Juventus, di famiglia, di crescita personale e di quel rapporto speciale con una maglia che, per lui, non è mai stata una scelta casuale.
“Io nella squadra di mio papà? Molto bello, una storia bellissima. Mio papà ha giocato qui, ha vinto qui, è uno dei migliori difensori che abbiano giocato alla Juve e spero anche io di vincere un giorno con questa maglia”. Parole semplici, ma cariche di peso, quando il cognome è quello di Lilian Thuram.
Il legame familiare non ha mai creato divisioni. “Papà è juventino, ma è molto contento che mio fratello giochi nell’Inter. Era la squadra giusta per lui, la Juve era giusta per me”.
“Voglio migliorare il tiro”
Nel racconto di Khephren c’è soprattutto la voglia di crescere. Senza scorciatoie. “Voglio migliorare il tiro. Non so se sono uno dei migliori, provo ad allenare tutto. Devi sapere dove sei forte e dove non lo sei per migliorare. Ci sono tante cose in cui devi essere bravo in campo”.
Il concetto è chiaro, quasi didattico: “È più importante migliorare dove sei forte. Quelle sono le tue qualità. Poi non devi essere scarso nelle altre cose”. Una filosofia che racconta molto del suo approccio quotidiano.
I consigli di Lilian (e non solo)
Il capitolo famiglia torna inevitabilmente. Lilian resta una presenza costante, anche fuori dal campo. “Come un papà normale: quando vede qualcosa di buono lo dice. Ci segue come un papà normale, ma essendo stato calciatore va più nei dettagli. Mi aiuta molto, devo ascoltare… non posso scegliere se ascoltare o no”, dice sorridendo.
Accanto a lui, altri riferimenti importanti. “Henry mi ha sempre dato consigli, l’ho avuto anche come allenatore, è più calmo. Mio papà invece si arrabbia più velocemente. Anche Patrick Vieira mi ha aiutato”. Una scuola pesante, nel senso migliore del termine.
La progressione e l’energia dello Stadium
C’è poi la descrizione della sua giocata preferita, quella che accende lo Stadium. “Quando ho la palla nei piedi e posso andare in progressione, non tutti i centrocampisti possono farlo. Ci vogliono tecnica e velocità, e devi capire i momenti”.
Il pubblico è parte integrante di tutto. “La vibrazione dello stadio la sento. Quando Kenan Yildiz dribbla, ti dà forza. Mi piace fare cose così perché so che danno coraggio ai compagni”.
“La Juve è il miglior club d’Italia”
Poi arriva la dichiarazione più netta. “Per me la Juve è il miglior club in Italia, uno dei migliori al mondo. La Juventus è come sei dentro la vita: devi dormire Juve, mangiare Juve”.
Il confronto con il passato è inevitabile. “Ho fatto Nizza, Monaco: qui si vede la differenza. Alla Juve è un modo di essere. Qui si gioca per vincere. Sono qui da un anno e mezzo e lo vedo ogni giorno”. Un manifesto, più che una frase.
Il derby con Marcus: “Mi aveva fatto arrabbiare”
Impossibile non tornare al Juventus-Inter finito 4-3, con entrambi i fratelli a segno. “Un bel momento. Lui ha fatto gol, io anche, alla fine abbiamo vinto”.
Sull’esultanza diventata virale, Thuram chiarisce: “Ho detto ‘io sono Thuram’? Sì. Perché dopo la partita la gente diceva che lui non aveva fatto l’esultanza. Non è vero: l’ho vista. È andato sotto i tifosi della Juve e ha fatto ‘io sono Thuram’. Questo mi ha fatto arrabbiare… era per rispondergli”.
Natale, tra scherzi e ironia
Il finale è più leggero, quasi da spogliatoio. I regali di Natale ai compagni raccontano il suo lato ironico. “A Michele Di Gregorio una cassa per la musica, a Andrea Cambiaso un rasoio. Weston McKennie? Un club di golf. A Pierre Kalulu un biglietto per Dubai”.
E per Yildiz? “Non lo so, lui mi chiede e io gli offro”.
Per Marcus Thuram, invece, la chiusura è tutta bianconera: “Una maglia della Juve, con scritto Thuram 19”.
Dentro c’è tutto: famiglia, identità, competizione. E una certezza che Khephren Thuram non nasconde più: alla Juventus non si passa soltanto. Si appartiene.

