Yildiz si è inceppato, Spalletti studia la cura: “Ritroveremo il sorriso con il gioco”

Il talento turco vive il momento più difficile della sua giovane carriera bianconera. Il nuovo tecnico prepara una rivoluzione tattica per liberarlo dal peso della responsabilità.

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La Juventus ritrova il successo, ma non ancora il gol. Dopo settimane di buio, i bianconeri restano impantanati in un paradosso tecnico: vincono di misura, ma non convincono. E nel centro della scena finisce lui, Kenan Yildiz, il talento turco che aveva fatto innamorare Torino e ora attraversa il primo vero momento di difficoltà della sua carriera. Da sette partite non segna né serve assist, un dato che pesa più del previsto. Eppure, da lui parte la rinascita che Luciano Spalletti immagina per la nuova Juventus.

Un digiuno che pesa come un macigno

Il dato è freddo, ma eloquente. L’ultimo lampo di Yildiz risale al 13 settembre, nella vittoria per 4-3 sull’Inter: da allora, sette partite di silenzio. Un’astinenza lunga quasi due mesi, coincisa con la crisi collettiva della squadra che ha finito per travolgere anche il suo simbolo tecnico. Nonostante i numeri impietosi, però, a Vinovo non si parla di bocciatura. Anzi, i compagni e lo staff riconoscono nel classe 2005 la stessa dedizione di sempre, la stessa fame che lo aveva portato ad essere il capitano a soli vent’anni nella notte del Bernabéu. Il problema, piuttosto, è mentale: il peso di dover trascinare la squadra sembra averlo rallentato, ingabbiato nella ricerca ossessiva del colpo risolutivo.

Spalletti e la missione di ricostruire il suo numero 10

Luciano Spalletti ha studiato il dossier Yildiz sin dal primo giorno. L’obiettivo, raccontano a Continassa, è restituirgli libertà: meno compiti tattici, più spazio alla fantasia. L’allenatore toscano vuole alleggerirlo da un carico psicologico eccessivo, riportandolo in zone di campo dove può inventare, non solo concludere. “Serve una squadra che lo accompagni, non che lo aspetti”, avrebbe confidato a chi gli è vicino.
Per questo, nelle prossime gare, potremmo vedere una Juve più verticale e corale, con un tridente dinamico capace di moltiplicare le soluzioni offensive. Non più l’attacco bloccato sulle individualità, ma un sistema che valorizzi gli inserimenti, gli scambi rapidi e la profondità.

Nessun processo, ma un’attesa inevitabile

A Torino lo sanno bene: nessuno mette in discussione il talento o la professionalità di Yildiz, ma il tempo dell’attesa infinita non può durare per sempre. Le ambizioni della Juventus passano anche dai suoi piedi, e Spalletti lo sa. Ritrovare il suo estro, la sua leggerezza, significherebbe restituire ai bianconeri la chiave di volta della stagione. Per ora, il nuovo allenatore predica pazienza. “Il talento non si perde, si ritrova nel gioco”, ha ribadito in conferenza. Parole semplici, ma dal peso specifico altissimo. Perché dietro la nuova Juventus che sta nascendo, c’è la convinzione che il risveglio passi proprio da lì: dal genio silenzioso del suo numero dieci.

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