Nel corridoio che porta alla Champions, la Juve arriva con un dubbio grande quanto un reparto. Thuram è il motore che accende le transizioni e copre i metri scomodi; il fastidio al polpaccio è catalogato come indurimento senza allarmi, ma abbastanza da imporre cautela. Qui si gioca la partita dentro la partita: forzare il rientro per un crocevia europeo già pesante o preservarlo in vista dello scontro diretto con il Milan? La risposta, filtrata tra sensazioni del giocatore e dati dello staff, nascerà dopo la rifinitura.
Il dilemma di Tudor: rischiare o preservare
Il calendario non aiuta. Il Villarreal chiede gamba e lucidità, il Milan chiede personalità e continuità. Rischiare un mezzo Thuram può pagare nell’immediato ma costa sul medio periodo; rinunciarvi significa ridefinire la mediana senza perdere campo e pressione. Tudor, che in questa Juve ha alzato l’asticella del ritmo e della riaggressione, ragiona su principi prima che su nomi: ordine nella prima costruzione, frattura rapida delle linee avversarie, coperture preventive sempre accese.
Le alternative se manca Thuram
La bussola, in assenza del francese, punta su tre cardini. Manuel Locatelli resta la regia bassa: primo passaggio pulito, protezione centrale, tempi nella schermatura. Accanto a lui si apre il ballottaggio fra due profili complementari. Teun Koopmeiners garantisce verticalità, tiro da fuori e letture tra le linee: alza il baricentro del possesso e porta un uomo in più in rifinitura, soprattutto contro blocchi medi. Weston McKennie, invece, porta box-to-box, pressione alta e attacco dell’area sul lato debole: utile se la partita si spezza e servono corse lunghe e seconde palle.
C’è poi una variante “ibrida”: tenere Locatelli ancorato, affiancargli Koopmeiners per cucire il gioco e sfruttare McKennie in una delle due zolle alle spalle del centravanti, alzando i picchi di aggressione senza perdere densità in mezzo. Scelta che dipenderà anche dalla disponibilità di Conceição (rientrato in gruppo) e dal minutaggio di Yıldız, fondamentali per dare ampiezza e strappo sulle corsie.
In ogni caso, la Juve non vuole rinunciare al suo abito: compattezza, linee corte, pressione coordinata a ridosso della palla. Con Thuram o senza, la misura della serata passerà dalla mediana: lì dove si decide se difendere bassi a lungo o spostare il gioco dieci metri più avanti.