Forse il problema non era Allegri e, forse, qualcuno deve le scuse al tecnico livornese. In 128 anni di storia mai la Juventus aveva vissuto un simile periodo. I tifosi bianconeri stanno assistendo a un lungo e lento declino bianconero.
Dal primo addio di Massimiliano Allegri, avvenuto nel 2019, dopo la vittoria del suo 5 scudetto di fila, i bianconeri hanno esonerato tutti gli allenatori che si sono susseguiti nel corso di queste stagioni. Il dato sorprendente è che, ad eccezione del livornese, tutti sono durati solamente una stagione sulla panchina bianconera. Solo l’Allegri bis è durato per tre stagioni, dal 2021 al 2024, salvo poi virare prima sulla gestione Thiago Motta e in seguito su Tudor, esonerato quest’oggi dopo la sconfitta contro la Lazio.
Il problema però sta al vertice. Dopo il caso Prisma la Juventus non ha avuto una società forte, in grado di supportare un progetto tecnico adeguato e di fornire ai bianconeri i mezzi per tornare ad essere competitiva e dominare in Italia.

I numeri dei vari allenatori: Da Allegri a Tudor il migliore resta il livornese
É indubbio il dato che Massimiliano Allegri, nel corso della sua prima esperienza, abbia avuto i numeri migliori. Il suo arrivo, il 16 luglio 2014, per sostituire Conte, che nel frattempo si era dimesso per divergenze di mercato con la società, ha cambiato la storia recente della Juventus. Il suo primo mandato segna infatti il punto più alto e l’inizio della fine di un clamoroso ciclo bianconero, culminato con 9 scudetti consecutivi. Decide di dimettersi il 30 giugno 2019, alla scadenza naturale del suo contratto. Chiuderà con 11 trofei e una media punti di 2,51 in 271 partite seduto stabile sulla panchina dello Stadium.
Ad Allegri susseguì Maurizio Sarri. Il tecnico toscano arrivò i 1 luglio 2019. Fu chiamato dall’ex dirigenza bianconera per dare alla Juventus quel bel gioco che tanto si richiedeva e che Sarri aveva mostrato a Napoli. Alla fine non entrò mai in sintonia con la società e con la squadra. L’allontanamento, dopo un anno, è la conseguenza di un rapporto mai del tutto decollato. Chiuderà infatti con solo lo scudetto, l’ultimo vinto dalla Juventus, e una media punti di 2,12 in 52 partite.
La Juventus decise dunque, dopo l’addio di Sarri, arrivato l’8 agosto del 2020, di puntare su Andrea Pirlo. L’ex leggenda di Milan e Juventus sarebbe dovuta diventare tecnico delle giovanili bianconere. Agnelli però decise di affidargli la panchina della prima squadra. Complice l’inesperienza, non riuscì a donare trame di gioco alla Juventus. Chiuderà comunque in maniera positiva, con la vittoria della Coppa Italia contro l’Atalanta e con il successo in Supercoppa Italiana. Anche lui guiderà la Juventus per 52 partite, con una media punti leggermente più positiva, pari a 2,12.
Ritorna Allegri, ma questa volta il risultato è diverso. Arriva il 1 luglio 2021, all’indomani dell’addio a Pirlo. Tre anni, fino al 17 maggio 2024. Il tecnico livornese vive questa sua seconda esperienza non tanto come allenatore, quanto come scudiero di giocatori e ambiente. Terminerà vincendo solo una Coppa Italia, in quella che viene ricordata come l’ultima partita della sua avventura bianconera. Successivamente a quella partita, dove rimedierà un’espulsione per aver protestato veemente, verrà allontanato. Al suo posto arriverà Montero da traghettatore per le restanti partite. Le sue 149 partite sulla panchina bianconera, nel corso della sua seconda esperienza, hanno portato una media punti di 1,84 a partita.
Thiago Motta arrivò alla Juventus il primo luglio dello scorso anno. Dopo un inizio di stagione promettente, in cui sembrava che la Juventus fosse davvero tornata, la situazione precipitò lentamente. Tanti pareggi, tante sconfitte, un gruppo spaccato. L’esonero arrivò il 23 marzo, al culmine di una serie di prestazioni opache, con anche l’eliminazione dalla Champions League nel play-off contro il PSV. 42 le partite da allenatore bianconero, 1,67 di media punti.
L’ultimo è Igor Tudor, esonerato oggi dopo 24 partite da allenatore bianconero e una media punti di 1,58. Il tecnico paga un mese pessimo. La qualificazione in Champions League della scorsa stagione aveva fatto si che la società lo riconfermasse. Ora, dopo 5 pareggi e 3 sconfitte, la crisi era evidente.

