Il vento non è cambiato. Anzi, ha preso una piega peggiore del previsto. Stellantis, il colosso automobilistico controllato da Exor – la holding della famiglia Agnelli-Elkann, proprietaria anche di Ferrari e Juventus – sta vivendo un momento complesso, in cui le difficoltà si sommano e le prospettive industriali si fanno sempre più incerte.
Crolla la produzione in Italia: -33,6% nelle autovetture
A certificare la portata della crisi è il report semestrale pubblicato dalla Fim-Cisl e rilanciato da Il Sole 24 Ore. I dati parlano chiaro: tra gennaio e giugno 2025, la produzione complessiva di veicoli in Italia – tra auto e commerciali leggeri – è scivolata del 26,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un anno, il 2024, che già aveva segnato minimi storici, lasciando intravedere un baratro che ora sembra essersi allargato ulteriormente.
Ma il dato più allarmante arriva dal fronte delle autovetture: -33,6%, con poco meno di 124mila unità prodotte nei primi sei mesi dell’anno. Un crollo verticale che rischia di trascinare con sé tutto l’assetto produttivo italiano del gruppo. Le stime aggiornate dei sindacati metalmeccanici parlano chiaro: il 2025 potrebbe chiudersi con appena 440mila veicoli prodotti, una cifra ben al di sotto della soglia psicologica del mezzo milione. Un campanello d’allarme che suona forte a Torino, Pomigliano, Melfi e Mirafiori.
Mercato debole, piano industriale da rivedere
A peggiorare il quadro, ci si mette anche un mercato in affanno. Le immatricolazioni europee di Stellantis sono calate di oltre l’8%, mentre in Italia la flessione ha toccato il 12%. Numeri che, letti insieme alla flessione produttiva, tracciano una traiettoria pericolosa. Per questo motivo, secondo quanto riportato dagli analisti e confermato dai sindacati, Stellantis dovrà rivedere i propri piani per l’Italia, ridisegnando una strategia industriale più compatibile con lo scenario attuale.
Non si tratta solo di numeri: è la sostenibilità stessa della produzione italiana a essere in discussione. Filiere sotto pressione, impianti a rischio di riconversione, volumi troppo bassi per garantire tenuta occupazionale e continuità produttiva.
Il nodo italiano e l’urgenza di scelte politiche
In questo contesto, la partita diventa anche politica. Il governo osserva, ma il tempo delle attese sta per scadere. Perché la crisi di Stellantis in Italia non è solo una questione industriale, ma riguarda l’intero comparto dell’automotive nazionale, le politiche di transizione ecologica e la tenuta occupazionale di migliaia di lavoratori.
Il 2025 rischia di essere ricordato come l’anno in cui l’Italia ha perso definitivamente la centralità produttiva nell’automotive europeo. A meno che non si intervenga, e in fretta.