Juventus: tramonta l’era Tudor. Tra rimpianti e silenzi, il bilancio del tecnico croato

Esonerato Igor Tudor dalla panchina della Juventus. Fra risultati negativi, tensioni interne e una identità frammentata la società è alla ricerca di un nuovo allenatore.

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Igor Tudor non è più l’allenatore della Juventus. La società bianconera, con un comunicato ufficiale ha annunciato l’esonero del tecnico croato all’indomani della sconfitta in campionato contro la Lazio. Fatale per Tudor è stato il periodo nero di risultati: otto partite senza vittorie (5 pareggi e 3 sconfitte) e soli 8 gol segnati contro i 12 subiti; risultati che hanno fatto precipitare la squadra all’ottavo posto in classifica. A pesare sulla decisione non sono stati solo i numeri: alla base dell’esonero anche i rapporti tesi con la dirigenza e le profonde divergenze emerse sulla campagna acquisti dell’ultima estate.

Un cammino in salita: numeri, illusioni e cadute

Tudor era approdato sulla panchina della Juve a marzo scorso, subentrando a Thiago Motta. In pochi mesi era riuscito nell’impresa di riportare la Juventus al 4° posto in extremis, centrando l’obiettivo stagionale della qualificazione alla Champions League. Forte del piazzamento centrato e complice il rifiuto di altri profili sondati dalla società, il 45enne tecnico croato era stato confermato anche per la stagione in corso, con tanto di estensione contrattuale. I suoi numeri alla guida della Juventus sono chiari: 24 partite ufficiali tra campionato e coppe, con un bilancio di 10 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte.

Un bilancio nel complesso dignitoso, ma reso ingannevole dalla netta frattura tra il finale positivo della scorsa annata e il crollo di quest’inizio stagione. Il nuovo campionato si era aperto sotto buoni auspici: Tudor, per la prima volta, poteva impostare il lavoro fin dall’estate, con alle spalle una campagna acquisti che, almeno sulla carta, prometteva ambizione. Ma con il passare delle settimane, quell’entusiasmo iniziale si è spento rapidamente, lasciando spazio a una crescente delusione tra tifosi e ambiente.

Crisi di gioco e di risultati che hanno gelato la fiamma bianconera

La Juventus di Tudor versione 25-26 non è mai realmente decollata. Dopo una manciata di risultati incoraggianti a inizio campionato, la squadra è incappata in un prolungato periodo di crisi. L’ultima vittoria risale al 13 settembre (uno spettacolare 4-3 contro l’Inter); da allora i bianconeri non hanno più trovato i tre punti. In Serie A la Juve è sprofondata, mentre in Champions League il cammino non è mai davvero partito, zero vittorie finora e una qualificazione già in bilico. I numeri raccontano una crisi senza appello, otto partite senza successi, tre sconfitte consecutive tra campionato e coppe, e un attacco che si è via via inaridito fino a diventare sterile

Nonostante gli ingenti investimenti estivi per rinforzare l’attacco, con l’arrivo di profili ad alto rendimento come Loïs Openda e Jonathan David, la Juventus targata Tudor ha messo a segno appena 9 reti in 8 giornate di Serie A, rivelandosi il peggior attacco tra le prime nove della classifica. A rendere il dato ancor più allarmante, il digiuno prolungato: quattro partite consecutive senza segnare, una siccità offensiva che a Torino non si vedeva dal 1991. La squadra è apparsa svuotata, priva di identità, fragile nelle scelte e nelle reazioni. Di fronte a un simile crollo verticale, la società non ha potuto far altro che intervenire, ritenendo l’esonero l’unica via per tentare di scuotere un ambiente ormai appannato.

Rapporti tesi con la società e mercato non condiviso

Oltre al campo, a condannare Tudor sono stati i rapporti mai realmente sbocciati con i vertici societari. Fonti interne raccontano di un feeling mancato sin dall’inizio. Il nuovo direttore generale Damien Comolli non aveva scelto Tudor, ritrovandosi il tecnico croato già al comando al momento del suo insediamento e confermandolo più per necessità che per convinzione.

Tra i due non è mai scattata la scintilla, e anzi presto si sono manifestate divergenze significative. In particolare, Tudor ha compreso subito di non avere voce in capitolo sul mercato; tutte le decisioni nella campagna acquisti estiva sono state prese in autonomia da Comolli, senza un coinvolgimento diretto dell’allenatore. Quel “mercato non scelto” ha finito per generare malumori sotterranei, i nuovi innesti non rispondevano alle esigenze tattiche di Tudor, che si è trovato costretto a plasmare il proprio gioco su una rosa assemblata secondo criteri e strategie altrui.

Le tensioni sono emerse anche pubblicamente. Tudor, in alcune conferenze stampa, ha lasciato trapelare il suo disagio, arrivando di fatto a criticare l’operato societario sul mercato; dopo il deludente pareggio di Como, alcune dichiarazioni di Tudor sulla gestione societaria sommate a uno sfogo precedente contro la classe arbitrale, non sono affatto piaciute ai vertici bianconeri. Esposte pubblicamente, quelle frizioni hanno finito per minare ulteriormente rapporti già fragili, alimentando un clima sempre più teso all’interno del club. La Juventus si è trovata così con un allenatore sempre più isolato; pochissimi i confronti diretti tra Tudor e Comolli, e un clima definito dagli insider come freddo e poco sereno. In sostanza, la fiducia reciproca era venuta meno, al punto che, come riportato da più osservatori, solo i risultati sul campo avrebbero potuto salvare il tecnico. Risultati che, come visto, non sono poi mai arrivati.

Chi sarà il prossimo?

Il capolinea è giunto con l’ultima sconfitta, quella contro la Lazio, che ha reso insostenibile proseguire insieme. Nel post-partita, secondo quanto trapelato da Tuttosport, Tudor avrebbe avuto uno scontro acceso negli spogliatoi con la squadra, accusando duramente i giocatori per la mancanza di carattere. Questo episodio avrebbe cementato la sensazione che si fosse rotto qualcosa di irreparabile all’interno del gruppo. Il gelo calato durante il viaggio di ritorno da Roma e la riunione d’urgenza all’alba in sede hanno fatto il resto, nelle prime ore di lunedì è arrivata la telefonata fatale per il tecnico croato, che ha appreso così dell’esonero.

Adesso in casa Juve si apre ufficialmente un nuovo capitolo. Massimo Brambilla, fresco traghettatore ad interim, guiderà la squadra nei prossimi impegni immediati, ma la dirigenza è già al lavoro per individuare il prossimo allenatore. In pole position c’è un nome su tutti: Luciano Spalletti, tecnico di grande esperienza e libero dopo l’ultima trionfale stagione alla guida di un club. Spalletti rappresenta il sogno della società (e di Comolli in particolare) per rilanciare il progetto. Altre piste portano a profili differenti, dal giovane emergente Raffaele Palladino fino a figure di caratura internazionale come Roberto Mancini, senza dimenticare suggestioni come Zinedine Zidane o il clamoroso ritorno di Antonio Conte (attuale allenatore del Napoli).

I prossimi giorni saranno decisivi, ciò che è certo è che la Juventus, scossa da questa ennesima rivoluzione tecnica, vuole voltare pagina in fretta. Tifosi e società sperano che il cambio in panchina possa risvegliare l’orgoglio bianconero e rimettere la Vecchia Signora sul cammino verso i successi che da troppo tempo sembrano solo un lontano ricordo.

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