Il copione ormai è fin troppo noto. La Juventus, pur concedendo poco dentro la propria area, continua a essere punita con precisione chirurgica dai tiri dalla distanza. Il gol di Mandragora contro la Fiorentina è soltanto l’ultimo episodio di una sequenza che inizia a farsi difficile da ignorare. Un dato che stride con la solidità difensiva che la squadra si attribuisce e che apre un interrogativo pesante: perché i bianconeri subiscono così tanto da fuori? E soprattutto: di chi è la responsabilità?
L’ultimo episodio: Mandragora colpisce ancora da lontano
Il pareggio viola nasce da un tiro potente e pulito di Rolando Mandragora, perfetto nell’approfittare della sponda di Kean. Una conclusione da lontano, sì, ma non impossibile. Una palla che si infila sotto la traversa mentre Di Gregorio dà l’impressione di non riuscire a intervenire in modo pieno. Il portiere, già più volte nel mirino in questo avvio di stagione, ha lasciato perplessi tifosi e analisti: il video del presunto “ritiro delle braccia” è diventato virale.
Calhanoglu, Basic e gli altri: un vizio che dura da mesi
Il problema non nasce a Firenze. Il primo campanello d’allarme era arrivato nel match contro l’Inter: Calhanoglu punì la Juventus con un destro dalla distanza che aprì la strada al folle 4-3 di quella giornata. Subito dopo, in Lazio–Juventus, arrivò il colpo di Basic, favorito da un errore clamoroso di David in uscita. Anche lì: tiro da fuori, rete incassata, e discussioni infinite sulla tenuta difensiva. La sensazione, partita dopo partita, è rimasta la stessa: basta lasciare un metro di spazio ai tiratori avversari e la Juventus rischia grosso.
Il caso Champions: tre gol da fuori contro il Dortmund
Se in campionato i segnali sono evidenti, in Champions League il problema è esploso.
Nel pirotecnico 4-4 contro il Borussia Dortmund, tre dei quattro gol tedeschi sono arrivati tutti allo stesso modo: Adeyemi, Nmecha e Yan Couto hanno lasciato partire conclusioni dalla distanza senza troppa opposizione. Non episodi isolati, ma un pattern vero e proprio.
Di chi è la colpa? Portiere o difesa? La risposta è complessa
La domanda che rimbalza tra tifosi e addetti ai lavori è inevitabile: è responsabilità di Di Gregorio o della fase difensiva? La verità sta probabilmente a metà.
1. Il portiere
Il posizionamento non sempre è stato perfetto. Alcuni gol, come quello di Basic o di Mandragora, lasciano la sensazione di un intervento meno incisivo del dovuto.
Di Gregorio, però, spesso si è trovato di fronte a tiri puliti, senza opposizione, e questo va considerato.
2. La linea difensiva e il centrocampo
La Juventus tende a proteggere molto l’area piccola, ma in questo modo i tiratori avversari trovano spazio al limite. I centrocampisti arrivano spesso in ritardo, mentre la linea arretra eccessivamente, invitando — di fatto — al tiro.
3. Errori individuali nelle uscite
Alcuni gol sono nati da disimpegni sbagliati o respinte corte: si pensi a David contro la Lazio, o al colpo di testa completamente sbagliato di Thuram a Firenze, preludio al gol viola.
Un problema strutturale da risolvere subito
La Juventus non concede molto, questo è vero. Ma concede bene: permette conclusioni pulite, con spazio per la rincorsa e visuale libera. In Serie A e in Champions, a questi livelli, basta un attimo. Il pari contro la Fiorentina è solo l’ultima prova che il problema non è episodico ma ripetuto. E come sempre nel calcio, quando una dinamica si ripete troppo spesso, non può più essere derubricata al caso. La Juventus dovrà intervenire. Sul campo, nelle letture, nei tempi delle uscite. E probabilmente anche lavorando sulla fiducia del suo portiere, oggi bersaglio più facile di quanto forse meriti.

