Quando la notizia dell’esonero di Igor Tudor è rimbalzata dai corridoi della Continassa, non ha sorpreso più di tanto l’ambiente juventino. La sconfitta di misura contro la Lazio aveva reso inevitabile una riflessione profonda e, nel giro di poche ore, la società ha deciso di voltare pagina. La panchina è stata temporaneamente affidata a Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen, ma il nome scelto per inaugurare il nuovo corso era già chiaro a tutti: Luciano Spalletti.
Il tecnico toscano, reduce dall’esperienza alla guida della Nazionale e protagonista dello scudetto con il Napoli, rappresenta per la Juventus un investimento non solo tecnico, ma culturale. Una figura capace di restituire identità, metodo e ambizione a un gruppo che sembrava smarrito.
Addio alla difesa a tre: la prima rivoluzione di Spalletti
La Juventus di Spalletti nascerà dalla difesa. È lì che il nuovo allenatore intende imprimere la sua firma. Addio al sistema a tre che aveva caratterizzato la gestione Tudor: il 4-3-3, marchio di fabbrica dell’ex Napoli, è destinato a diventare la base di partenza anche a Torino.
L’idea è chiara: una linea a quattro dinamica, con Kalulu pronto ad arretrare stabilmente, Gatti centrale di riferimento e Cambiaso sulla corsia mancina a garantire spinta e copertura. L’incognita resta legata al partner difensivo: Kelly e João Mário si contenderanno il ruolo, con possibili rotazioni tattiche a seconda degli avversari.

