Hanno fatto discutere le parole rilasciate dall’amministratore delegato della Juventus Damien Comolli, durante la Hudl Performance Insides 2025, convegno inglese sull’importanza dei dati nel calcio. Diversi sono stati i punti toccati dal francese, ma in particolare uno ha fatto quantomeno scalpore: i dati come unico riferimento possibile nella gestione di un club. Da questo poi la diretta conseguenza di far dipendere da essi tutte le decisioni da prendere, tra cui la scelta di allenatori e giocatori.
I dati come unica verità
Non è più una novità quella relativa all’uso quasi spasmodico di questi fantomatici “dati” all’interno delle società sportive. Diversi club europei, ma anche italiani (vedi il Milan pre-Tare), sembrano essersi ispirati fin troppo al celebre film “Moneyball”, dove sì questi elementi risulteranno per portare una squadra alla vittoria. Il problema che si pone, è però di duplice natura: lo sport in questione non è il calcio, bensì il baseball, e il film è ambientato negli Stati Uniti, non in Europa né tantomeno in Italia.
Ovviamente i dati sono necessari all’interno di un’organizzazione complessa, come in questo caso una squadra di Serie A. Ma dall’essere uno strumento che possa servire a ridurre l’iter processionale che porta poi alla presa di una determinata decisione, a diventare unico vero oracolo della Continassa, la strada è decisamente lunga. Addirittura, la messa in primo piano di questi, potrebbe diventare uno spauracchio per tutti i possibili futuri allenatori. In questo Comolli sembra esser stato Chiarissimo: “L’allenatore deve abbracciare la filosofia per la quale sono i dati a guidare molte cose: dalla scelta dei giocatori, alla prevenzione dagli infortuni”.
Scontro di visioni
Proprio riguardo la coercizione alla quale sembrano essere sottoposti gli allenatori della Juve sotto la guida Comolli, appare strano che un uomo come Luciano Spalletti possa aver accettato tutto ciò. Vuoi la voglia di ricominciare a mettersi in gioco dopo la brutta esperienza in Nazionale, vuoi che una chiamata da Torino è difficilmente rifiutabile, il natio di Certaldo difficilmente si sarebbe prospettato un approccio del genere. Allenatore che sembra applicare quasi un filtro filosofico al suo mestiere, certo non si sentirà a proprio agio in questo marasma di algoritmi e principi basati sui soli numeri.

