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Hernanes e la frase su DAZN: quando una battuta diventa una lezione di mestiere

4 min di lettura

“Meglio che la Roma perda”, ha detto l’ex centrocampista in diretta. Un’uscita infelice, più ingenua che cattiva, ma che riaccende un tema serio: il rispetto del ruolo e dell’imparzialità.

Certe frasi nascono come battute e finiscono per diventare simboli. È il caso di Hernanes, ex calciatore di Lazio e Inter e oggi opinionista su DAZN, che nel post partita di Roma-Inter si è lasciato sfuggire un “Meglio che la Roma perda”. Un’espressione pronunciata con tono leggero, forse ironico, ma che ha fatto rumore. E non poco.

Nel mondo della comunicazione sportiva, ogni parola pesa. Soprattutto quando viene detta in diretta, davanti a milioni di tifosi, su una piattaforma che racconta il calcio italiano. Quella di Hernanes non è sembrata una provocazione, ma una leggerezza, un gesto di spontaneità che però tradisce un equivoco di fondo: il confine tra il tifo e la professione.

L’ex giocatore, che ha vestito maglie importanti e conosce bene il mondo del calcio, avrebbe potuto spiegarsi meglio o usare ironia con più misura. Ma una battuta come quella, detta in quel contesto, rischia di minare la credibilità di chi parla non più come ex atleta, ma come voce chiamata a interpretare e analizzare ciò che accade in campo.

Un ruolo che chiede misura

Essere opinionista non significa rinunciare alla propria identità, ma significa imparare a dosarla. Chi racconta il calcio per lavoro non può indossare le stesse lenti del tifoso: deve saperle togliere, almeno davanti a un microfono. La spontaneità è un valore, ma il rispetto del pubblico lo è ancora di più.

L’imparzialità, nel giornalismo come nella narrazione sportiva, non è un ideale astratto. È una regola non scritta che garantisce fiducia e serietà. Ogni commento in diretta arriva nelle case di chi ama il calcio senza distinzione di colori, e per questo dev’essere sempre filtrato da misura e responsabilità.

DAZN e il valore della fiducia

Proprio per questo, DAZN — che ha l’onore e l’onere di raccontare la Serie A fino al 2029 — deve riflettere su quanto accaduto. Non per condannare, ma per proteggere la fiducia del pubblico e la credibilità del proprio lavoro. Chi rappresenta un’emittente che vive di sport e passione deve essere la garanzia di un racconto equilibrato, non il pretesto per nuove divisioni.

Hernanes non è un “caso” da crocifiggere, ma un episodio che deve insegnare qualcosa. Perché un’emittente come DAZN non può permettersi di dare anche solo l’impressione di essere di parte. Le parole, in questo mestiere, sono tutto: costruiscono fiducia o la distruggono.

E se una battuta in buona fede diventa un piccolo terremoto mediatico, significa che la misura è davvero sottile. Forse è tempo di ricordare a tutti — opinionisti, ex calciatori e giornalisti — che il microfono non è mai un megafono di tifo, ma uno strumento di rispetto.

Un errore può capitare a chiunque, ma le conseguenze devono servire da bussola. Perché chi racconta il calcio non rappresenta una squadra, ma il calcio stesso.

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