Juventus, torna l’idea Milinkovic-Savic: il centrocampo chiama rinforzi

Il pari col Verona accende il dibattito sulla mediana: tra stanchezza, adattamenti e un’occasione di mercato che potrebbe riaprirsi da febbraio.

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La Juventus esce dal pareggio con l’Hellas Verona con più domande che risposte: sabato, all’Allianz, si è visto quando e dove la squadra di Igor Tudor fatichi davvero, cioè nel cuore del campo. Chi ha fatto cosa? Khephren Thuram ha trascinato nelle prime uscite, ma la sequenza Dortmund-Verona ha mostrato un calo fisico e mentale. Perché conta adesso? Perché, a mercato chiuso da poche settimane, la gestione della mediana – tra il ricorso al capitano Manuel Locatelli e il tentativo di cucire addosso il ruolo a Teun Koopmeiners – non ha ancora trovato la quadra. E qui, a Torino, torna il nome che fa rumore: Sergej Milinkovic-Savic.

Il nodo del centrocampo bianconero

La Juventus ha provato a reggere l’urto con densità e disciplina, ma il ritmo si è abbassato proprio dove serviva accelerare. Tudor ha alternato soluzioni conservative e invenzioni tattiche, chiedendo a Locatelli equilibrio e a Koopmeiners adattamento tra le linee. Quando Thuram cala, però, mancano metri guadagnati palla al piede, strappi e presenza in area. È una questione numerica – la sensazione che “qualcosa manchi” nella rotazione – ma anche qualitativa: servono un fisico che regga tre competizioni e un piede che non tremi a partita bloccata.

Perché l’ipotesi Milinkovic-Savic può riaccendersi

Milinkovic-Savic, oggi all’Al Hilal, era stato l’oggetto del desiderio bianconero prima della partenza per l’Arabia. All’epoca il muro di Lotito e l’offerta da capogiro avevano indirizzato la scelta. Oggi il quadro è diverso: a 30 anni e dopo tre stagioni nella Saudi Pro League, il serbo guarda di nuovo all’Europa; il contratto in scadenza a fine stagione apre scenari da parametro zero, e la fine dei vincoli fiscali legati al rientro agevolerebbe l’operazione. Tradotto: difficile a gennaio, più realistico giugno; ma già da febbraio la Juve potrebbe muoversi con contatti esplorativi per posizionarsi sulla corsia preferenziale. È un’identità tecnica che parla da sola: centimetri, gol, ultima giocata e carisma. Proprio ciò che a questa Juve, nelle giornate opache, è mancato.

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